Aspettado Godot: la paura di cambiare - Psicologo Prato Iglis Innocenti

Aspettado Godot: la paura di cambiare

Tabella dei Contenuti

Chi non si è mai lamentato di un cambiamento che, seppur bramato, non si è realizzato?

Chiunque credo abbia sperimentato, almeno una volta, la sensazione di forte frustrazione per un cambiamento che poi non si è verificato. Magari dando in seguito la colpa al destino, piuttosto che alla sfortuna, o a qualche altro fattore che sembra essersi frapposto fra lui e la sua realizzazione.

Ma chissà quanti di noi si sono veramente chiesti “Ho fatto davvero tutto il possibile perché accadesse?”.

 

Quel “bastardo” di Godot: l’opera

L’opera immortale di Samuel Beckett, “Aspettando Godot”, in sintesi parla di questo tema: il cambiamento…che però non avviene!

Tranquilli cari intenditori di teatro! Non mi barcamenerò nello sforzo di raccontare in modo accurato uno dei pezzi più interessanti del Teatro dell’Assurdo scritti nel ‘900. Desidero solo “rubare” la trama, da me estremamente sintetizzata, per fare una riflessione sul nostro comportamento (per un approfondimento, si rimanda a questa pagina).

Ci sono due uomini, vestiti come vagabondi, Estragone e Vladimiro, che sono sotto un albero in una strada di campagna.

Cosa ci fanno?

Aspettano!

Chi?

Godot!

E chi è?

Nessuno lo sa. Ma loro…lo aspettano!

Questo è tutto ciò che fanno. Ma nel mentre accadono delle cose. Ad esempio compaiono  sulla scena altri personaggi, tra cui un ragazzo/messaggero che dirà ai due protagonisti che Godot “oggi non verrà, ma verrà domani“.

Mentre attendono passa sulla stessa strada una strana coppia di personaggi: Pozzo, un proprietario terriero, e il suo servitore, Lucky, tenuto al guinzaglio dal primo. Vi sono dialoghi piuttosto assurdi, ma molto interessanti da un punto di vista psicologico. Escono poi di scena e per poi fare ritorno nel secondo atto, questa volta l’uno divenuto cieco e l’altro divenuto muto. Poi si altenano altre scene e altre peripezie.

Di nuovo Pozzo e Lucky se ne vanno. Di nuovo arriva il messaggero a dire che Godot stasera non può venire ma verrà sicuramente domani. Di nuovo prendono in considerazione l’idea di mollare tutto. Di nuovo rinunciano. Fine.

 

L’eterno attendere: l’inerzia e la nostra paura di cambiare

Proprio come novelli Estragone e Vladimiro, molte volte capita anche a noi di restare fermi ad aspettare. Quante volte ci sarà capitato di dire “Ora lo faccio!”, “Dai, adesso cambia tutto!”, per poi rimanere fermi dove eravamo….ad attendere!

Tutti noi abbiamo un personale Godot da scrutare all’orizzonte. Ma forse Godot è proprio questo: una sorta di alibi per autosabotarci, perché abbiamo paura di cambiare.

Alle volte il cambiamento ci spaventa, ma più di ogni altra cosa ci spaventa ammettere di avere paura di cambiare. Così, pur di non vedere questa paura, pensiamo che vi sia un Godot che deve arrivare prima di poter fare quel cambiamento. Ma sappiamo bene in cuor nostro che Godot non arriverà mai, eppure aspettiamo. Affidiamo ai vari Godot che non arrivano (i nostri genitori, i nostri partner, amici, datori di lavoro etc.) la giustificazione del nostro non-cambiamento.

Comincio dopo le feste la dieta!“, “Finché lui/lei non mi chiede scusa, non ci parlo“, “Prima di fare gli esami del sangue, aspetto che il lavoro sia finito“, “Ora lo chiamo, però prima aspetto di calmarmi“.

Sono tutte frasi che usiamo quotidianamente. Che però ci indicano che aspettiamo sempre qualcos’altro prima di prenderci noi la responsabilità di farle accadere. Voglio fare la dieta? Perché aspettare il dopo festività? Posso iniziare anche adesso, magari limitando alcune cose già da subito, per poi fare una dieta più strutturata da un dietologo più tardi. Voglio chiarire con il mio partner dopo aver litigato? Non aspetto le sue scuse se voglio chiarire realmente, bensì espongo già da subito la mia delusione, cerco di spiegare, propongo un nuovo confronto.

 

Perché tanta inerzia?

Spesso è perché non ci fidiamo di noi stessi. Non abbiamo quella sufficiente autostima che ci si sostenga di fronte all’incertezza del cambiamento, e finiamo per affidare ai nostri Godot la spiegazione del nostro non cambiare. La nostra paura, anche legittima, ad affrontare un passo verso il cambiamento ci inchioda nella nostra inerzia, nel nostro atteggiamento pusillanime.

Proprio stamane ne stavo parlando con una mia paziente, con la quale stiamo affrontando proprio queste tematiche. Mi stava raccontando di quanto per lei fosse difficile questo momento di ferie, in quanto vede di fronte a sé solo un vuoto da riempire. Non riesce a vedere questo tempo come un’occasione, uno spazio all’interno del quale poter trovare il proprio benessere. Così ancora non ha deciso dove andare in vacanza, e si è messa ad aspettare che…qualcosa accada.

Come abbiamo riflettuto insieme, credo che dovrebbe impegnarsi a non aspettare il suo Godot per riempire questo spazio. Ha paura di cambiare nella sua vita qualcosa. Ma non sa che lei ha già tutto in mano il necessario per poter fare un cambiamento. Non importa fare cose stravaganti e/o gigantesche. Bastano piccole cose, anche solo spostarsi di pochi metri può essere un primo passo verso il cambiamento. Le occasioni possono capitare, ma rendere loro la strada più facile è già un primo passo perché il cambiamento si compia.

LEGGI ANCHE L’ALTRO ARTICOLO DEL MIO BLOG SUL CAMBIAMENTO: LINK