Disturbo da Binge-Eating - Psicologo Prato Iglis Innocenti

Disturbo da Binge-Eating

Cosa è il disturbo da Binge-Eating?

La caratteristica principale del Disturbo da Binge-Eating sono i ricorrenti episodi di abbuffata, che devono verificarsi, mediamente, almeno una volta alla settimana per 3 mesi.
Il DSM-5 (2014) definisce un “episodio di abbuffata” come il mangiare, in un determinato periodo di tempo, una quantità di cibo significativa. Una quantità maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili. L’abbuffata non è associata alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate come nella bulimia nervosa. Inoltre, non si verifica esclusivamente in corso di bulimia nervosa o anoressia nervosa.

Durante le abbuffate, l’individuo tende a:

  • Mangiare molto più rapidamente del normale;
  • Mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni;
  • Mangiare grandi quantità di cibo anche se non si è affamati;
  • Mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando;
  • Sentirsi in colpa per l’abbuffata.

Ovviamente il termine “quantità significativamente maggiore di cibo” deve essere valutata attentamente. Difatti, non può considerarsi clinicamente rilevante un eccesso di cibo durante periodi di festività o particolari situazioni conviviali. Solitamente un episodio di abbuffata si esprime in un tempo abbastanza limitato, circa 2 ore.

Inoltre, un singolo episodio di abbuffata non deve avvenire necessariamente in un unico contesto: ad esempio, un individuo può iniziare ad abbuffarsi al ristorante e continuare a mangiare dopo essere tornato a casa. Non può essere considerata un’abbuffata il continuo “spiluccare” piccole quantità di cibo durante l’arco della giornata.

Un aspetto piuttosto esplicativo del Disturbo da Binge-Eating e che aiuta la caratterizzazione di un eccessivo consumo di cibo come episodio di abbuffata è la sensazione di perdita di controllo. Questa si esprime nell’incapacità di astenersi dal mangiare o di smettere di mangiare una volta cominciato. Spesso è accompagnato da un senso di estraniamento durante o subito dopo gli episodi di abbuffata. Inoltre, la compromissione del controllo associata all’abbuffata non è assoluta: per esempio, un individuo può continuare ad abbuffarsi quando il campanello di casa suona, ma arrestarsi di colpo nel momento in cui qualcuno entri improvvisamente nella stanza dove si sta consumando l’abbuffata.

Il sentimento di vergogna è uno dei vissuti che più accompagnano le persone che soffrono di Disturbo da Binge-Eating. Questi vivono con forte imbarazzo i propri problemi alimentari, tanto che le abbuffate avvengono in solitudine.
Spesso, la molla dietro un episodio di abbuffata è rappresentata da un’emozione negativa o da altre condizioni quali:

  • Condizioni interpersonali stressanti;
  • Restrizione dietetica;
  • Sentimenti negativi riguardanti il proprio peso ed il proprio corpo;
  • Sentimenti negativi riguardanti il cibo;
  • Noia.

La prevalenza a 12 mesi del disturbo di Binge-Eating tra gli americani adulti è di 1.6% per le donne e di 0.8% per gli uomini. In particolare il disturbo di Binge-Eating in donne appartenenti a minoranze razziali o etniche ha la stessa prevalenza riscontrata negli individui di sesso femminile bianche. Il disturbo appare comunque maggiormente presente nelle persone che richiedono un trattamento di perdita di peso.
Si sa ancora poco sullo sviluppo del disturbo: le abbuffate sono presenti già nei bambini anche se sono molto più comuni negli adolescenti e negli studenti universitari (Stice et al., 2013). Esistono comunque dei casi di insorgenza del disturbo anche in età adulta.

Sintomi del disturbo da Binge-Eating

Principali criteri descrittivi del Disturbo da Binge-Eating secondo il DSM-5 (2014)

  • Ricorrenti episodi di abbuffata. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi i seguenti aspetti:
  1. Mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
  2. Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es., sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).  
  • Gli episodi di abbuffata sono associati a tre o più dei seguenti aspetti:
  1. Mangiare molto più rapidamente del normale.
  2. Mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni.
  3. Mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente affamati.
  4. Mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando.
  5. Sentirsi disgustati verso se stessi, depressi o molto in colpa dopo l’episodio.  
  • È presente marcato disagio riguardo alle abbuffate.  
  • L’abbuffata si verifica, mediamente, almeno una volta alla settimana per 3 mesi  
  • L’abbuffata non è associata alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate come nella bulimia nervosa, e non si verifica esclusivamente in corso di bulimia nervosa o anoressia nervosa  
  • Il livello minimo di gravità si basa sulla frequenza degli episodi di abbuffata (si veda sotto). Il livello di gravità può essere aumentato per riflettere altri sintomi e il grado di disabilità funzionale.  
    • Lieve: Una media di 1-3 episodi di abbuffata  a settimana  
    • Moderata: Una media di 4-7 episodi di abbuffata a settimana.
    • Grave: Una media di 8-13 episodi di abbuffata a settimana.
    • Estrema: Una media di 14 o più episodi abbuffata a settimana.  

Come curo il disturbo da Binge-Eating

L’approccio terapeutico che utilizzo ai fini del trattamento del Disturbo da Binge-Eating combina la terapia Cognitivista Costruttivista con la terapia Cognitivo-Comportamentale.

L’approccio Cognitivo-Costruttivista per la cura del Disturbo da Binge-Eating mira ad evidenziare le componenti psicologiche, emotive e relazionali che hanno contribuito all’esordio e al mantenimento nel tempo di questo disturbo. Si analizzano il contesto emotivo, cognitivo e comportamentale (famiglia di origine, primi legami di amicizia, prime relazioni sentimentali, struttura di personalità) in cui l’Anoressia Nervosa ha fatto il suo esordio e si è sviluppata nel tempo.

Mediante questo approccio si punta a lavorare sull’investimento psicologico ed emotivo che il soggetto fa sul peso e le forme corporee, che diventano l’unico o il principale fattore in base al quale esse calcolano il proprio valore personale: in particolare, lavoro sulla percezione di sé (bassa autostima) e degli altri, nonché sulla paura del giudizio che contraddistingue questo tipo di disturbo.

Inoltre, vado ad agire sulle situazioni ambientali contingenti che rinforzano questo disturbo, come ad esempio un rapporto disfunzionale con la propria famiglia. L’obiettivo finale della terapia è quello di restituire la fiducia verso se stessi, costruire il concetto di valore del Sé, migliorando l’autostima e l’autoefficacia percepita, con il risultato finale di una maggiore partecipazione attiva nella propria vita e maggiore percezione di benessere.

A fianco del precedente approccio, utilizzo una serie di tecniche e strategie di intervento appartenenti alla terapia cognitivo-comportamentale: molti studi hanno confermato l’efficacia di questo trattamento per il Disturbo da Binge-Eating (Fairburn, 2008; Wilson, 2001).
Il percorso di terapia cognitivo-comportamentale si compone di significative importanti fasi di intervento, fra cui:

  • Modificazione dello schema di autovalutazione in base al controllo di peso, forme e cibo;
  • Normalizzazione del peso e del comportamento alimentare;
  • Prevenzione della ricaduta;
  • Migliorare l’autostima;
  • Sviluppare capacità assertive di riconoscimento validazione ed espressione di bisogni ed emozioni.