Doppio Standard: sono il peggiore! - Psicologo Prato Iglis Innocenti

Doppio Standard: sono il peggiore!

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Si chiama “Doppio Standard”. E’ un meccanismo piuttosto sottile, che mettiamo in campo molto spesso senza accorgercene. Ma può portare ad una lettura “sbilanciata” di noi stessi e degli altri, creando alcuni effetti disagevoli e angoscianti, fra cui ansia e disturbo dell’umore.

Cosa significa Doppio Standard

Lo potremmo definire come “usare due pesi e due misure”, ovvero quando si giudica una stessa situazione o scelta in maniera diversa, a seconda delle diverse prospettive. Un esempio potrebbe essere quando tendiamo a giustificare nostro figlio o un amico per un’azione sbagliata, denigrando e redarguendo un’altra persona per la stessa medesima azione.

Questo meccanismo lo si trova in molti contesti, dalla psicologia alla politica, fino alle lotte sociali. Pensiamo, ad esempio, come, purtroppo anche oggi, si tende a valutare in maniera più indulgente certi comportamenti fatti da un uomo rispetto agli stessi effettuati da una donna.

Il DS nel disagio

Questo meccanismo è molto interessante da studiare in relazione ai disagi psicologici. Può, difatti, contribuire al mantenimento di un disturbo, soprattutto quando viene applicato verso noi stessi.

Pensiamo a tutte quelle situazioni in cui tendiamo a vedere rigidamente il nostro comportamento come inadeguato, insopportabilmente sbagliato, stupidamente fallace. Mentre, dall’altra parte, valutiamo quello stesso comportamento effettuato da un’altra persona con molta più elasticità e comprensione.

Come psicologo a Prato mi sono spesso occupato di questi aspetti. Ricordo che un mio paziente mi raccontava proprio di recente di essersi sentito sbagliato ed inadeguato perché era arrivato in ritardo a lavoro, e perfino il giorno prima della partenza per le ferie. Si era sentito un pessimo dipendente, incapace di rispettare le buone norme. In più, chissà cosa avrebbero pensato gli altri: arrivare in ritardo il giorno prima delle ferie!

Quando gli ho chiesto di provare a pensare ad un suo collega, da tutti molto stimato a lavoro, nella stessa medesima situazione di ritardo e di immaginare cosa avrebbe potuto pensare di lui, il mio paziente ha risposto immediatamente: “Niente! Lui è bravo! Un ritardo che vuoi che sia, dato che è sempre molto puntuale”.

Questo esempio fa capire come il mio paziente utilizzasse, senza rendersi conto, due pesi e due misure per giudicare lo stesso comportamento. Quando era il suo collega “stimatissimo” ad arrivare in ritardo, non era un problema e ciò non pregiudicava la sua professionalità. Quando, di contro, era lui ad arrivare in ritardo, questo diventava intollerabile, fino alla totale messa in discussione di se stesso come lavoratore. Eppure, come poi lui stesso ha realizzato, non era mai arrivato in ritardo nemmeno una volta.

Questo non è un meccanismo di poco conto. Difatti, può favorire l’idea che siamo sempre noi a sbagliare. Diventiamo intolleranti verso il nostro comportamento, e riusciamo ad essere indulgenti e flessibili con chi fa la stessa cosa.

Il risultato sarà, pertanto, sempre a nostro sfavore.