Sticazzi! Con psicologia! - Psicologo Prato Iglis Innocenti

Sticazzi! Con psicologia!

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Sì, avete letto bene: sticazzi!

Magari penserete che non sia molto professionale scrivere un titolo con una parola così poco nobile. Ma aspettate a giudicare …

“Sticazzi”, cosa significa?

Nel gergo romanesco, questo termine può essere traducibile con “Chissenefrega”. In altre regioni italiane può essere usato anche per esprimere stupore (“Anvedi questo, sticazzi!”).

Detta in questo modo, comincia ad essere più comprensibile.

E se vi dicessi che il simpatico Timon e il tenero Pumbaa del bellissimo cartone animato “Il Re Leone” della Walt Dysney, canticchiando la splendida canzone Hakuna Matata, non fanno altro che cantare “Sticazzi”!?

Infatti, “Hakuna Matata” è una locuzione swahili usata in Africa, che può essere traducibile in italiano con “non ci sono problemi” o “senza pensieri”. Insomma, “chissenefrega”, o…Sticazzi!

Fin qui abbiamo sorriso. Ma cosa è “sticazzi” in psicologia?

 

“Sticazzi” e psicologia

Certamente non troverete in alcun austero manuale accademico questo termine. Difatti, è una mia personalissima codifica, che però uso sovente con i miei pazienti.

Con “sticazzi” cerco di focalizzare su un aspetto umano molto importante da un punto di vista psicologico: “lasciarsi andare”.

La vita di tutti i giorni è frenetica e vorticosa. Responsabilità, preoccupazioni, scadenze, appuntamenti. Sono i chiodi che ci fissano alle croci della nostra quotidianità.

Ma cosa succede quando non riusciamo a rispettare le nostre scadenze?

Qui spesso scatta il problema. Molte persone vivono un profondo senso di colpa se non riescono a soddisfare tutte le esigenze e rispettare tutti i piani. Si sentono dannatamente colpevoli di non essere stati all’altezza. Si rimproverano di non essere adeguati alle aspettative. Si seppelliscono sotto uno tsunami di autocritiche feroci e dolorose.

Tutto questo porta ad un circolo vizioso. Per rifuggire queste angosce interne, questi individui cominciano ad affinare i propri comportamenti, fino ad diventare ossessivi. Massimizzano il controllo su di sé, su ciò che fanno e pensano. Non lasciano spazio all’errore o alla distrazione. Non si concedono la possibilità di rilassarsi, riposarsi. Non riescono a dire di “no”. Nel confronto con gli altri, si sentono inferiori solo perché qualcun altro è riuscito dove loro magari non ce l’hanno fatta.

Finire in questo vortice porta spesso a destituirsi da una sovranità personale. In altre parole, ci si sente costretti a dover sempre essere il numero uno, a dimostrare di essere all’altezza di tutto. Sempre in competizione con gli altri e noi stessi. Ciò comporta gravi rischi per la salute personale. Possono comparire disturbi di ansia, problemi di forte stress emotivo fino a disturbi dell’umore.

 

Vivere senza lasciarsi andare

Molti miei pazienti arrivano “in catene” presso il mio studio. Si sentono schiacciati e ingabbiati all’interno di pressioni emotive molto forti. Sentono che debbano fare tutto e bene.

Mi viene in mente una mia paziente di 20 anni, perfettamente in pari con gli esami e con una media di voti invidiabile. Un giorno di luglio era in spiaggia a godersi la sua vacanza. Aveva appena finito gli ultimi esami della sessione estiva, e, manco a dirlo, con il massimo dei voti. Ad un certo punto prese il cellulare in mano, aprì Instagram e, scorrendo le foto, ne vide una che ritraeva una sua amica e collega di università intenta a studiare, con un commento sottostante la foto “Ancora sotto torchio!”. La mia paziente è stata mezz’ora in preda a pensieri ossessivi e sensi di colpa perché non era a studiare anche lei! Si è sentita in difetto, come se sbagliasse a starsene al sole e non a studiare a casa.

In pratica, questa modalità di pensiero porta spesso a non curarsi di se stessi. A non accorgersi del nostro piccolo mondo, dentro il quale abbiamo bisogni e aspettative diverse dagli altri. Le nostre responsabilità sono importanti, ed è giusto portarle avanti. Ma attenzione a non farle diventare una religione! Nel qual caso, se non vengono rispettate, ci sentiamo “peccatori” con l’impellente necessità di essere redenti.

E quindi…Hakuna Matata…ah no, Sticazzi!

Ecco perché “sticazzi!”.

Può essere necessario alle volte lasciarsi andare ad un istinto, ad una voglia momentanea non concretamente necessaria, a mollare un po’ la presa. Prendersi una pausa, staccare, anche solo per un giorno, dal solito ritmo quotidiano.

Come amo dire ai miei pazienti, rompete gli schemi!

Schematizzare può essere un valido aiuto per organizzare e armonizzare la nostra vita. Un po’ come avere una scrivania in ordine, con gli archivi a posto. Ma è l’ordine che deve essere a servizio nostro, no essere noi a servizio dell’ordine!

Abbiamo bisogno di non essere sempre connessi con il cellulare o i social network e le miriadi di commenti delle persone. Abbiamo bisogno di prenderci una pausa dalle nostre colpe, i nostri doverismi, le nostre illusioni e le nostre incazzature. Una distanza momentanea, che ci permetta di ricaricare e soprattutto elaborare le informazioni.

Insomma, abbiamo bisogno in certe circostanze di gridare“Al mio Sticazzi, scatenate l’inferno!”.